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La misteriosa morte del GRACO – di GiovanniBernardi.it – 30 settembre 2003 

Il 30 settembre 1993 il 13° Gruppo

Acquisizione Obiettivi (GRACO) veniva

soppresso. La decisione fu presa in un

periodo in cui l’Esercito italiano subiva una

profonda trasformazione per adeguare la

propria struttura e la propria capacità

operativa alle nuove esigenze del dopo 1989 e

della mutata strategia della NATO. Molti

reparti ed Enti furono sciolti in quel periodo;

alcuni costituiti; altri ancora – come il 9°

reggimento artiglieria – prima costituiti e poi

sciolti dopo pochi mesi. L’impressione che si

aveva in periferia era che allo Stato Maggiore

dell’Esercito ci fosse un po’ di confusione.

Scrivo in prima persona perché ero io il 19° e

ultimo comandante del GRACO.

Assunsi il comando il 23 settembre 1992 dopo

avere fatto servizio per tre anni in Belgio al

comando supremo delle potenze alleate in

Europa (SHAPE). Sapevo che si parlava di

trasferire l’unità a Portogruaro oppure di

sopprimerla ma la decisione non era stata

ancora presa. Ciò che mi piacque subito del

Gruppo era la doppia anima: quella tecnica

della batteria aerei teleguidati e quella

operativa della batteria acquisizione obiettivi.

La prima disponeva di aerei non pilotati la cui

rotta era programmata al computer della

stazione di controllo e trasferita al computer

dell’aereo. L’impiego degli aerei era previsto in

aree – diciamo così – non controllate dalle

truppe amiche.

Compito dell’aereo era di riprendere fotografie

del territorio sorvolato che poi erano

analizzate da specialisti a terra dopo il

recupero. Il personale era costituito in gran

parte da ufficiali e sottufficiali altamente

specializzati; ai soldati di leva erano affidati

incarichi minori. La seconda unità operativa

era costituita da acquisitori paracadutisti: una

ventina tra ufficiali e sottufficiali e il resto

personale di truppa. L’addestramento era

intenso e abbracciava un campo vasto di

specializzazioni: paracadutismo, sci, roccia,

attività subacquea e con natanti a motore,

movimento su terreno vario, riconoscimento

mezzi avversari, comunicazioni criptate e altro.

Compito dell’unità: ricognizione a lungo raggio.

Il GRACO era stato costituito come unità da

ricognizione e su base paracadutisti

provenienti dalla brigata Folgore. Per esigenze

operative la sede era stata stabilita a Verona,

stessa sede del comando forze terrestri

alleate sud Europa (LANDSOUTH). Alla unità

paracadutisti si aggiunse poi l’unità aerei

teleguidati e quindi una unità di elicotteri e

aerei dell’aviazione leggera dell’Esercito (ALE).

Il compito era di fornire supporto informativo

alle unità di missili nucleari (prima Honest

Jones poi Lance) della brigata missili Aquileia

di Portogruaro. Prima del 1992 l’unità ALE era

già stata sciolta e fatta rientrare sotto il

comando dell’aviazione leggera. Il trattato SNF

(Short Range Nuclear Forces), che prevedeva

la eliminazione di tutte le forze nucleari a

corto raggio dislocate in Europa, provocò lo

scioglimento della brigata missili. Il GRACO fu

posto allora alle dipendenze del comando

artiglieria (sede: Treviso) del Quinto corpo

d’armata (sede: Vittorio Veneto).

Quando ne assunsi il comando, il GRACO

aveva quindi un passato importante, di prima

linea, anche se non poteva vantare campagne

di guerra, medaglie e bandiere lacerate nei

combattimenti. Una unità giovane, al passo

con i tempi sia dal punto di vista tecnico sia

dal punto di vista operativo ma aveva un

difetto: era molto conosciuta all’estero e poco

conosciuta in Italia. Soprattutto poco

conosciuta dallo Stato Maggiore dell’Esercito

per un fatto che può sembrare banale ma è

all’evidenza dei fatti: nessun ufficiale di Stato

Maggiore – o meglio, col titolo di Scuola di

Guerra – l’aveva mai comandata. Il GRACO

non era quindi entrato nella memoria storica

dello Stato Maggiore Esercito.

La dimostrazione di questo la ebbi quando il

capo ufficio addestramento dello SME mi

chiamò al telefono per sapere da me quali

fossero i compiti e l’attività del GRACO. La

risposta non poteva essere data al telefono;

decisi quindi di andarlo a trovare e glielo

spiegai. L’amico e collega comandante di

gruppo del 9° reggimento artiglieria, che era di

stanza nella stessa caserma Passalacqua di

Verona dov’era anche il GRACO, mi disse una

volta: “Noi di Stato Maggiore non andiamo a

comandare reparti specialisti”. Capii allora

che, invece di essere considerato una unità di

Intelligence, il GRACO era considerato una

unità specialisti.

La stessa terribile gaffe la fece il generale

comandante dell’artiglieria del Quinto corpo

d’armata in occasione di una visita

dell’Ispettore di artiglieria: “…dal comando

artiglieria dipendono anche due gruppi

specialisti: il 41° di Casarsa e il GRACO di

Verona”. Quel giorno il generale non doveva

essere in forma – oppure non aveva studiato –

perché concesse il bis; riferendosi alla

caserma Giovanni Duca (medaglia d’oro al

valor militare) di Montorio Veronese disse: “La

caserma Duca degli Abruzzi”. Non è per

criticare le persone che cito questi

avvenimenti, ma solo per fare bene intendere

quanta ignoranza circondasse il GRACO e da

chi fosse gestito questo “non sapere”. Per

inciso, lo stesso amico e collega comandante

di gruppo, dopo alcuni mesi di vicinato mi

disse: “Sai, non sapevo che il GRACO fosse

così operativo!”

Il generale Ghino Andreani, comandante del

Quinto corpo d’Armata, invece lo sapeva.

Venne alla esercitazione della batteria aerei

teleguidati a Perdasdefogu (Sardegna) e si

trovò in una piccola Cape Kennedy:

“Comandante, trenta secondi al lancio,

indossare le cuffie”. Lui non volle indossarle e

si prese nelle orecchie l’assordante rumore del

booster che dà la spinta iniziale all’aereo per

le prime centinaia di metri della traiettoria.

Nell’intervallo tra il lancio del primo e del

secondo aereo lo feci trasportare in elicottero

in poligono (non potevo seguirlo perché ero

direttore di esercitazione) nella zona di

recupero. Il secondo aereo nella prima parte

della traiettoria passò proprio sulla zona di

recupero e fece alcuni scatti. Al generale detti

la foto con le sue coordinate.

Se l’aliquota aerei teleguidati lo impressionò,

credo che con l’aliquota acquisitori il generale

Andreani si divertì. A scapito nostro,

naturalmente. Sapendo dell’elevato numero di

istruttori di cui disponevamo, dette disposizioni

che – a gruppi di due plotoni alla volta – tutti i

reparti del corpo d’armata inviassero al

GRACO i loro soldati per seguire un corso di

due settimane di orientamento e movimento

su terreno vario, addestramento all’impiego in

ordine pubblico, impiego nei centri abitati. Poi

volle impiegare i paracadutisti in un colpo di

mano contro il posto comando di corpo

d’armata durante una esercitazione per posti

comando. Infine volle fare due lanci col

paracadute dall’elicottero in acqua in

occasione di due esercitazioni nostre a Capo

Teulada (Sardegna) e sul Lago di Garda.

Naturalmente mi lanciai anche io con lui.

A febbraio 1993 venne in visita ufficiale da

noi. Decisi che avevo le idee chiare su quello

che avrebbe dovuto essere il futuro del

GRACO e gliele esposi nel briefing di

presentazione. Il Gruppo era a torto

considerato una unità specialisti; era invece

una unità intelligence con due unità operative:

una di UAV (unmanned air vehicles) e una di

Human Intelligence (acquisitori paracadutisti).

Per completare lo spettro dell’acquisizione si

sarebbe dovuta assegnare una terza unità di

acquisizione elettronica suddivisa in due

aliquote: com e non com (comunicazioni e

altre attività elettroniche). Le tre unità

(sensori) sarebbero state gestite da due Centri

Correlazione Dati (CCD) con i quali avevamo

potuto operare in via sperimentale in

occasione della EIAF 92 a Trento nel mese di

novembre dell’anno precedente. Dei due CCD

(assolutamente identici e intercambiabili), il

primo avrebbe avuto il compito di gestire i

sensori, il secondo quello di correlare i dati.

Non solo. Considerai che, poiché le attività di

Intelligence e di operazioni psicologiche – pur

diverse – sono connesse l’una all’altra, suggerii

di costituire una unità a livello reggimento (la

chiamai di operazioni speciali) alle cui

dipendenze fosse messo il GRACO e un

battaglione di Psyops. Se il problema poteva

essere quello di costituire un reggimento in un

periodo in cui i reggimenti erano invece sciolti,

la soluzione era a portata di mano perché

nella stessa caserma Passalacqua era di

stanza un esangue Reparto di supporto

psicologico comandato da un colonnello e

posto alle dipendenze del comando NATO di

Verona. L’Esercito italiano avrebbe così avuto

il suo reparto di operazioni speciali per

l’intelligence tattica e le operazioni

psicologiche.

Il generale Andreani ascoltò con attenzione e

il suo atteggiamento mi diede l’impressione

che da quel momento in poi avrei avuto in lui

un sostenitore della mia idea. Mi sbagliavo. Il

Reparto di supporto psicologico fu lasciato

agonizzare per qualche anno ancora e poi fu

soppresso. Il GRACO fu soppresso il 30

settembre 1993. Ma la cerimonia la facemmo

il 29 perché il 30 l’aliquota paracadutisti

doveva partecipare a una esercitazione. In

effetti fu una soppressione bizzarra perché fu

soppresso solo il comando di gruppo. Ufficiali

e sottufficiali paracadutisti (il gruppo non era

più alimentato da soldati di leva) furono

trasferiti alla caserma Duca di Montorio

Veronese e il reparto prese il nome di LLRP

(Long Range Reconnaissance Patrol); visse

ancora per alcuni anni poi anche questo fu

soppresso. La batteria aerei teleguidati fu

trasferita a Casarsa alle dipendenze del 41°

gruppo specialisti d’artiglieria. L’esperienza

degli altri ufficiali e sottufficiali fu dispersa in

vari enti e reparti.

Oggi la situazione è questa: la Human

Intelligence è a Livorno (185°), gli UAV sono a

Casarsa (41°), i mezzi elettronici a Treviso

(33°). La correlazione non so chi la fa. Inoltre,

a Pesaro è in via di costituzione un

reggimento di comunicazione operativa

(operazioni psicologiche). Tutto bene disperso

sul territorio. Sulla base dei dati che io ho a

disposizione, la conclusione è che si sono

persi dieci anni, in termini di tempo e di

esperienza.

LA FINE DEL XIII GRACO   scarica il pdf

*  Giovanni Bernardi – Curriculum vitae

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